La costruzione del fercolo di Sant'Agata è da datare intorno all'anno 1540-1550, progettista Antonio Archifel, figlio di un altro celebre orafo di nome Vincenzo. È realizzato in lamiera d'argento artisticamente cesellata, con alcuni ornamenti in rame dorato. Il fercolo è di stile classico rinascimentale, spicca per la purezza delle linee architettoniche e per I ‘equilibrio delle proporzioni, tipiche del secolo di Bramante e di Cellini.
Prima della costruzione di questo fercolo ne esisteva un altro in stile gotico in legno dorato, che venne donato all'antica città di Troina per la processione in onore di S. Silvestro, patrono di quella comunità. La forma dell'attuale fercolo è di un tempietto a base rettangolare, sostenuto da sei colonne di stile corinzio alte m 1,55. La larghezza frontale è di m 1,46, la lunghezza laterale di 2,75 metri. Le colonne si elevano fino a sostenere un ricco cupolino finemente cesellato.
Dodici statuette sulla cornice, venti lampade pendenti e festoni rendono l'insieme veramente armonioso. Lo storico Sciuto Patti e altri scrittori di memorie patrie hanno scritto concordemente che il lavoro di cesello è dovuto in massima parte all'orafo catanese Paolo Aversa. D’antichi documenti sappiamo che il fercolo venne iniziato sotto l'episcopato di Nicolò Caracciolo. I riquadri del martirio e i miracoli della santa voluti sempre da Mons. Caracciolo, vennero completati intorno all'anno 1639; in uno di essi si trova inciso: Paulus D'Aversa fecit 1630.Lo storico Privitera ci comunica anche il costo di questi riquadri:30 onze ciascuno.
Dell'Archifel sono i rocchi delle colonne come le bellissime cariatidi che adornano lo stilobate . Le dodici statuette degli apostoli furono eseguite a spese del vescovo Corrionero nel 1592; le venti lampade d'argento vennero aggiunte nel 1610, dono del vescovo Bonaventura Secusio. Secondo lo storico Carrera, i due cartigli che stanno nei frontali del fercolo sono opera del sec.XVIII. Nel 1891 il fercolo venne profanato da un furto sacrilego: venti lampade, i festoni, i cartigli, le dodici statue degli Apostoli, tre delle sei colonne, la Croce, la corona, la palma e il giglio furono rubati. Il cardinale Dusmet, a capo della cittadinanza catanese, con oblazioni in argento e denaro, lo fece restaurare immediatamente grazie all'impegno della Ditta Agatino Russo e figli.
Ma ciò che per tre secoli e mezzo era stato il vanto dei catanesi, nel terribile bombardamento aereo americano del 16 aprile 1943, venne ridotto a un cumulo di rottami. Nell'immediato dopoguerra, grazie a una sottoscrizione pubblica e all'amore dei catanesi per Sant’Agata, il fercolo venne ricostruito nelle medesime forme. La Ditta Freni fu incaricata per i lavori in argento, la struttura lignea fu realizzata dalla falegnameria comunale, mentre le artistiche formelle del martirio e della vita della santa, furono realizzate dall'orafo romano Mistrizzi.
Un tempo la vara veniva portata a spalla ignudi, secondo la testimonianza del Carrera come si vede nella bella incisione conservata all'Hermitage di San Pietroburgo dell'epoca del viaggio di Houel in Sicilia. Successivamente venne trainata con due lunghi cordoni mediante un sistema di mezzelune d'acciaio. Attualmente il fercolo viene tirato sempre con i due lunghi cordoni ma avendo come supporto meccanico un sistema di rulli. La bella miniatura donata dal Comm. Maina al Museo Diocesano fu realizzata per la parte lignea da G.Barresi mentre per la parte argentea dalla famiglia Freni.