Il busto reliquario della nostra Patrona vede la luce nelle officine papali di Avignone, sede di pontefici e artisti dell’epoca per mano dell’artista Giovanni di Bartolo, commissionato nell’anno 1376 esso rappresenta un capolavoro medievale per bellezza e per similitudine ai busti di S. Pietro e S. Paolo che erano conservati a Roma in S. Giovanni in Laterano (ormai andati distrutti). Il busto, di cui conosciamo le esatte misure (H122xb80x160cm) si presenta con un prospetto frontale, la mano destra chiusa al petto, e la sinistra rivolta all’esterno poggia su base poligonale a otto lati, il basamento appoggia su otto foglie carnose che si aprono verso il suolo ed è coronato da un’alta piattaforma ampliata sui lati corti da due elementi a sbalzo sorretti da due mensoloni, su cui s’inginocchiano gli angeli che accompagnano la santa.
La base ottagonale fu aggiunta in seguito nel XVI secolo.
Se osserviamo il busto di S. Agata, spoglio dei suoi ex voto, possiamo notare delle incisioni e una dicitura in textura quadrata in gotico antico, che riporta dei versi divise in due quartine: l’anno di realizzazione del busto e il suo creatore, citando le officine di Avignone dove esso fu realizzato.
Il busto, è interamente d’argento, cesellato sbalzato e smaltato con ori e gemme, di colori blu, arancione e verde. La testa, realizzata con un cavo al suo interno, racchiude il sacro cranio e dei resti di viscere in pezze di lino, gelosamente custodite.
La straordinaria bellezza del busto viene riconosciuta a livello mondiale nell’ambito dell’arte dei simulacri, tale bellezza, è data anche dalla policromia del volto e delle mani, di fatti, fu uno dei primi esperimenti, quello di dipingere con la tempera il colore dell’incarnato, e ancora oggi il volto rimane quello originale. Sulla mano destra è ben nota una croce d’argento adornata di pietre preziose, mentre sulla mano sinistra possiamo vedere la tavoletta (di cui ancora oggi non si ha certezza della reale esistenza) recante la famosa frase “Mentem sanctam spontaneam honorem deo et patria liberate” che in italiano significa “Mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria”. Il corpetto, cucito sul busto con fili d’argento è interamente ricoperto da oltre 250 gioielli dal valore storico, che vennero donati sia da Illustri uomini, che uomini di chiesa come Papi, Arcivescovi ecc...
Sul retro del busto, possiamo vedere come vengono resi noti gli stemmi della città di Catania, della Casa di Aragona, e di Papa Gregorio XI.
La corona che cinge il capo di S. Agata, è un cerchio d’oro, composto da tredici placche rettangolari unite da cerniere sormontate da fiordalisi, che nel corso del tempo sono state modificate. La tipologia costruttiva della corona, adatta con estrema precisione al capo di Agata, fa pensare che si tratti di un’opera di manifattura italiana o siciliana XVI-XV secolo, e che quindi non si tratta della storica corona di Riccardo Cuor di Leone, che, leggende e storie narrano sia stata donata ad Agata.
Nel primo inventario a noi noto del 1479, vengono citate tre corone, ma senza nessuna descrizione, solo nel 1556, con il secondo inventario venne citata riportando in particolare i due gioielli dei fiordalisi frontali, uno a forma di sirena, l’altro a forma di fenice, una pregevole fattura del XIV sec. periodo in cui venne diffuso l’uso di perle scaramazze (di forma irregolare).
Degna di nota, è la collana, formata da dodici grandi maglie d’oro (TOSON D’ORO XVII sec.) che poi, altro non sarebbe che l’insegna dell’omonimo ordine cavalleresco di Filippo il Buono di Borgogna istituito nel 1431.
Splende nel petto di Agata, la croce pettorale dell’arcivescovo Francica Nava con undici smeraldi, e poi ancora spille, orecchini, cammei, medaglie, ed una infinità di anelli con rubini, smeraldi, zaffiri e balaxi (nel 1479 se ne contavano centoventisei disposti fra la mano destra e la croce gemmata). Varie e preziose sono le collane che adornano il busto di Agata, (si notano in maniera più definita nel retro del busto) tra cui quella con l’effige della vergine 1625 oro smalti e gemme, si pensa che molte di scuola spagnola, e alcune di manifattura di orafi siciliani del XVI-XVII secolo.
Approfondiremo sul busto di S. Agata nelle altre sezioni del nostro sito.